venerdì 22 gennaio 2010

Videocrazia.



(Da Duellanti #58, pp 109)

"Noi siamo l'unico paese in tutto l'Occidente in cui le immagini, il cinema, la televisione non sono materia di insegnamento nelle scuole superiori, per cui un ragazzo può prendere la maturità classica non sapendo nulla di come funzionino i dispositivi linguistici, comunicazionali, emozionali dell'industria audiovisiva. E questa è una deliberata scelta politica, che mantiene nell'analfabetismo iconico la maggioranza di una popolazione che con i meccanismi iconici viene governata. La questione allora potrebbe essere paradossalmente che l'informazione «ridotta» a pura componente emotiva dura pochissimo. Il problema riguarda la messa in campo contro il potere videocratico che, passando attraverso i ritmi delle immagini che portano informazioni ed emozioni, squalifica persino il valore culturale del cinema, di grandi narrazioni capaci di coniugare informazione ed emozione. Mentre il cinema continua ad essere un mezzo di comunicazione di massa che ti obbliga a pensare a quello che vedi, la televisione ti consente di vedere sempre e solo ciò che già pensi. E di non vedere ciò che non hai ancora pensato, e di ritenerlo impensabile. Questo è il vero strumento di dominio della videocrazia".

È per questo che Gianni Canova continua ad essere il mio eroe. Sì, anche a queste latitudini.

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